La guerra italiana by Marco Mondini

La guerra italiana by Marco Mondini

autore:Marco Mondini [Mondini, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815320537
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00


Difficilmente si potrebbero immaginare eroi più improbabili di questi rustici e ineleganti estremi difensori della patria. Ma gran parte della fortuna dell’opera di Monelli risiede proprio nelle gallerie di bozzetti realistici e ironici, lontani dalla patetica oleografia risorgimentale alla De Amicis o dal tono roboante della scrittura dannunziana. L’utilizzo insistito del dialetto (o di un italiano a grado zero) e il ricorso frequente alle situazioni tipiche della vita quotidiana del montanaro, le preoccupazioni per la casa e la famiglia, alleggeriscono il tono del racconto, relegano sullo sfondo il pericolo e la morte. È una poetica delle piccole cose, che arricchisce i personaggi con difetti e miserie che mancavano nell’austera lirica di Jahier. In questa cornice di esasperata aderenza al reale che non risparmia la descrizione di particolari sconci e macabri (tali da far gridare allo scandalo nelle recensioni del primo dopoguerra), emergono figure animate da un eroismo dei semplici, le cui ragioni si ritrovano nella difesa della casa e della terra, nella solidarietà del gruppo, nel rispetto per il superiore che vive e muore con i propri uomini. Così è l’alpino Sommacal, uno dei tanti attendenti gentili e intrepidi di cui si nutrono le pagine del diario, capace di rischiare la vita per il proprio ufficiale-fratello-padre, rimasto ferito fuori dalle linee italiane («Andarlo a prendere, un suicidio. Ma Sommacal ha detto: “El me capitano, ho da andar a torlo”. Ed è uscito fuori. Piazza il portaferiti l’ha seguito. Gli austriaci, stupefatti, cavallereschi, l’hanno lasciato fare»)[144]. Attraverso il registro realista, Monelli dà vita a una figura di guerriero del tutto irriducibile a qualsiasi altro «tipo» del combattente moderno. L’alpino è infatti un ottimo soldato, devoto ai «suoi» ufficiali, ai subalterni che dividono la trincea, al capitano-re, al maggiore (o colonnello) padre del battaglione e del reggimento, ma è tutt’altro che prossimo all’ideale del fante passivo e rassegnato, plasmato docilmente dalla società militare. Insofferente alla disciplina esteriore, non tollera le ingiustizie del sistema: il veterano Dall’Ost, condannato a quattro anni di prigione per «diserzione all’interno», è convinto di essere nel giusto perché «gaveve dirito a la licensa [...] me la son tolta par da mi»; ma «sior tenente, se lu el gaveva bisogno de mi bastava che lu el me mandasse un telegramma de vegner subito e mi vegneva subito»[145]. Lo iato irrisolvibile tra codice dei veri combattenti e mondo esterno (che in alcuni momenti ricorda la contemporanea genesi del mito dell’ardito «selvaggio»)[146] marca irrimediabilmente anche l’esperienza dell’ufficiale che ritorna in città durante le licenze solo per scontrarsi con una moltitudine ignara che la battaglia vuole vederla rappresentata elegantemente al cinema ma non raccontata veramente, che si aggrappa al discorso sulla guerra per timore della realtà. È il mondo dei vigliacchi, sommersi nelle scartoffie e nella burocrazia, che disprezzano i «salvati» dal proprio coraggio e dal senso del dovere; dei riformati per raccomandazione che si lamentano dell’inutile lungaggine del conflitto («uffa, questa guerra!»); degli strateghi da tavolino del caffè; dei giornali che raccontano di cariche ottocentesche e di ardimenti da rocciatori al posto dei morti e dei pidocchi[147].



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.